Chiacchiere da ufficio – 1

Una volta i miei clienti parlavano di macchine: i più facoltosi si fregiavano della nuova Ferrari, quelli un po’ auto-pedalimeno commentavano il loro Cayenne, tranne quelli con il modello S, un po’ consapevoli del fatto che "il modello S é da barboni" ma non soltanto perchè lo dice il Ranzani.

Da dietro il bancone mi son sempre bellamente fregata di tutto, approfittando un po’ del fatto che in giro nessuno mi ha mai riconosciuta in quanto socia e cotitolare, ma semplice segretaria, quella che fa il caffè se e quando IL CAPO il signor M. lo richiede, perchè la sottoscritta, "M." di nascita come il fratello, disgraziatamente non fa produzione (ed è femmina! Cosa vuoi che capiscano le femmine!!)

Non mi sono mai interessata, probabilmente perché sono sempre stata convinta nel profondo di valere quanto un maschio, e di saper fare bene altre cose non meno importanti. La scarsa riconoscibilità forse mi è sempre stata riservata perchè sono timida, non ce la farei mai ad attraversare uno stanzone pieno di gente per stringere la mano ad un cliente e dirgli "ciao! Ti ricordi di me? Ci siamo visti in ufficio settimana scorsa…." e, cosa non meno importante, con mio padre che non fa altro che stroncanti pubbliche relazioni e un fratello che non è semplicemente servizievole ma profondamente servile, il mio atteggiamento è sempre stato di prendere la strada opposta, remare soldicontrocorrente guadagnandomi la fama di pecora nera (un esempio che vale per tutti, in concessionaria, mio padre disse ad alta voce che avevo sputato nel piatto in cui mangiavo semplicemente perchè, coi miei risparmi, mi ero comprata un’auto di marca differente da quella che loro sponsorizzavano).

Qualche volta ho visto gli altezzosi svolazzi delle signore bene e i ciuffi impomatati dei notabili dal basso di ciò su cui poggiavano il culo: molto spesso una macchina in leasing, e comunque uno status symbol che è una schiavitù più che un vanto.

Lo ammetto, una piccola punta di invidia per qualche esibizionismo capitalista l’ho provato, abbandonandolo però subito. In fin dei conti per comprare un IPhone non ci vuole un titolo nobiliare, chi si svuota il portafoglio può scegliere come farlo, anche se a mio avviso ha prima il dovere di prestare attenzione a soddisfare i bisogni reali, e poi, se ancora può, qualche sfizio.

In ogni caso, ho concluso che il low profile non paga, almeno nel piccolo universo in cui vivo. Intanto barca-a-motorebisogna osservare da lontano le truffe assicurative e stare zitti. Masticare amaro e cercare di non dimenticarsi che solo perché così fan tutti non siamo tutti fatti così. (Non paga.. non paga…)

Però, forse… qualcosa è cambiato in questo microcosmo.

Ad esempio, oggi ho osservato che tendenzialmente non si parla più di macchine.

L’argomento generale è slittato al mercato immobiliare, e infine alle barche.

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Un commento su “Chiacchiere da ufficio – 1

  1. Mah..allora è vero che la crisi è soltanto una questione squisitamente psicologica…

    Squisita anche la tua situazione famigliare, direi.

    Ad occhio, comunque, non mi preoccuperei, perchè mi pare che il fatto tuo lo sappia, e lo dimostri

    anche analizzando e descrivendo qui.

    Volo pindarico (sorry)…Che fine a fatto l’ombelico?

    Un abbraccio

    Giacomo/Ebass

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